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“Il futuro del mondo e dell’Europa passa per Kiev”

L’evento tenutosi il 20 Gennaio 2023 all’interno della Sala del Tribunale di Palazzo Dogana a Foggia è stato organizzato dal Distretto Lions 108AB per la Circoscrizione Daunia con il patrocinio della Provincia di Foggia, del Comune di Foggia, della Fondazione dei Monti Uniti e dell’Università degli studi di Foggia. L’adesione all’iniziativa di tanti Club Lions e la presenza di illustri relatori come la Prof.ssa Patrizia de Pasquale, il Prof. Giuseppe Celi e il Prof. Aldo Ligustro, moderati dal giornalista Dott. Michele Loffredo, ha contributo a destare l’interesse dei Soci Lions e di molti cittadini, che hanno colto l’opportunità di ascoltare gli interventi dei docenti relatori per approfondire le tematiche giuridiche ed economiche legate alla guerra in Ucraina.

 

Patrizia de Pasquale, Professore Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università LUM di Bari, ha ricordato che l’Unione Europea, fin dalle sue origini, aveva come obiettivo la pace.

La vicenda Ucraina ha riportato questo tema al centro degli interessi dell’Unione Europea, costringendola a riguardare alle sue origini per adempiere al suo ruolo. La questione è che o l’Unione Europea sceglie di diventare una super potenza per poter interloquire alla pari con la NATO o continua a delegare a quest’ultima la funzione di sicurezza e difesa internazionale, considerato che tale cooperazione dura da oltre mezzo secolo”, afferma la de Pasquale.

Oggi le fragilità delle istituzioni europee in politica estera e di difesa emergono chiaramente, e né i paesi del nord Europa, né la Francia, né la Germania sono stati in grado di affrontare la situazione con le loro sole forze”, osserva la professoressa. “Da mesi l’Europa ha scelto di indebolire la Russia attraverso le sanzioni economico-finanziarie, il contrasto alla disinformazione e le differenti politiche in tema di approvvigionamento di gas e carburante. Ma le difficoltà ad acquisire maggiore autonomia su questioni così importanti hanno origine dalla mancata integrazione della politica estera e di difesa nelle competenze dell’UE: rimanendo competenza intergovernativa, le decisioni su queste materie vengono prese nel Consiglio europeo, dove è richiesta l’unanimità dei voti, e questo causa una facile divisione tra gli Stati membri”, fa notare la relatrice.

La Prof.ssa de Pasquale osserva, peraltro, che i movimenti sovranisti e antiliberali di alcuni paesi, come Polonia e Ungheria, rendono ulteriormente complessa l’integrazione europea, ed anche se la politica di allargamento dell’UE ha portato una certa stabilità nell’Est Europa, questi Stati sono proprio quelli che oggi destano maggiore preoccupazione, minando lo Stato di diritto ed i valori fondamentali dell’Unione Europea: “Garantire il rispetto di questi criteri è necessario per accrescere la maturità democratica dei paesi europei ed è per questo che è stato più corretto non optare per un ingresso-lampo dell’Ucraina nell’Unione Europea, così da non creare un precedente difficile da gestire e garantire sempre la massima attenzione ai diritti fondamentali e ai sommovimenti politico-culturali dei paesi europei”.

 

A seguire, Giuseppe Celi, Professore Associato di Economia Internazionale presso l’Università di Foggia ha evidenziato che l’accumularsi di errori, quali ad esempio l’utilizzo dell’austerità come vera e propria politica economica, ha inaridito certamente lo spirito europeo dei popoli e la corsa all’integrazione europea. “Prima degli anni ’70, il nostro continente viveva principalmente di esportazioni e investimenti. Quando però è sopraggiunta la globalizzazione e la crescita delle attività finanziarie, con la conseguente stagnazione dei salari, la competizione internazionale ha innalzato i suoi standard. I governanti europei hanno dovuto constatare l’inattualità della ricetta tedesca” – afferma il Prof. Celi – “che era basata sulle esportazioni, rivelando invece forti carenze nel tessuto industriale di tanti paesi del sud e dell’est che oggi, dopo la crisi del 2008, una pandemia e una guerra nel cuore del continente, sarebbero stati molto importanti per tutta l’Europa. Questi Stati hanno rallentato gli investimenti nelle infrastrutture per cercare di competere con gli altri Paesi a livello finanziario, ma la mancanza di investimenti anche nelle fonti di approvvigionamento, nelle catene di valore, e dunque nel tessuto industriale e produttivo, si rivela oggi un serio ostacolo all’irrobustimento dell’Europa. Sotto questo aspetto, soprattutto la Germania e il Gruppo Visegrad, ma anche Italia, restano oggi più vulnerabili all’influenza russa dal punto di vista economico, in un periodo di guerra come quello che stiamo attraversando”.

E dunque che fare?” si domanda il Prof. Celi. A questo interrogativo, la risposta che sembra riscuotere maggiore condivisione consiste nell’incremento della spesa pubblica e degli investimenti. Ma il relatore, al contempo, ci fa notare il pericolo di passare dalla padella “russa” alla brace “cinese”, dal momento che per le transizioni oggi necessarie la Cina è in prima fila, pronta a proseguire il suo colonialismo economico per sopperire alle carenze del continente.

Sono sicuramente importanti le nuove normative in seno all’Unione Europea sul fronte energetico, ecologico e digitale, ma la Cina ha sempre una potenza di fuoco maggiore, “agevolata” anche dall’uso del potere autoritario e fortemente statalista, benché perfettamente calato nel mondo globalizzato” – conclude il Prof. Celi – “e questo favorisce moltissimo i loro investimenti pubblici mentre noi, nel rispetto dei nostri valori europei, dobbiamo trovare una soluzione per competere e, semmai, ripensare ad un modello economico basato sul mercato interno”.

 

Infine, è intervenuto Aldo Ligustro, Professore Ordinario di Diritto Internazionale presso l’Università di Foggia, che ha denunciato la debole presenza del diritto nei dibattiti televisivi.

Tanti sostengono che l’invio di armi è contrario alla Costituzione, ma in verità è la stessa Costituzione che presenta questa come una scelta squisitamente politica”, afferma il Prof. Ligustro.

Nello scenario bellico, il diritto è importantissimo. Se Putin ha chiamato la guerra “operazione militare speciale” e non “guerra” c’è un motivo, ed il motivo è l’inquadramento giuridico. Mascherare la vera natura di questa invasione legittima in punta di diritto la Russia, ma la risposta quale deve essere? Il diritto penale internazionale ci dà certamente degli strumenti”, suggerisce il professore.

Ma oggi non si può rispondere alla guerra della Russia legittimamente se non attraverso l’invio di armi, che ci permettono di ritagliarci uno spazio politico, rivolto alla missione pacifica dell’Unione Europea nello scacchiere internazionale. Il diritto internazionale legittimerebbe una risposta militare ma il tema è di opportunità!”, chiosa il Prof. Ligustro. “L’Europa vuole entrare in guerra? È il modo giusto per gestire questo scenario? Ecco perché dall’Ucraina passa il futuro dell’Europa”, afferma il professore, “perché decidere come gestire questa situazione, e capire come farlo in punta di diritto, operando sul filo del rasoio, è e sarà determinante”.

Verso quale strada sceglieremo di andare? Democrazia o democratura?”, si domanda il Prof. Ligustro. “Le ricostruzioni storiche fantasiose e l’utilizzo della disinformazione sono armi potenti che vengono utilizzate, ma ciò che lascerà traccia e che domani sarà utile strumento per ribilanciare l’ordine mondiale sarà proprio il diritto. Per l’Europa l’uso della forza è un’assoluta eccezione, e dunque siamo pienamente in gioco per costruire una risposta che vada verso il rafforzamento della comunità europea” – afferma il relatore – “anche alla luce dell’effettivo disimpegno progressivo della NATO in Europa, non in termini di “soft-power” ma di presenza militare, certamente minore rispetto al passato”.

Il relatore ha concluso invitando tutti a riflettere sul fatto che anche se al momento la comunità internazionale appare divisa e sembra andare verso una nuova Guerra Fredda, è necessario accogliere l’invito di Papa Francesco, volto chiaramente ad un rafforzamento dell’Europa, così da poter essere interlocutrice di pace, con piena dignità, lealtà e rispetto dei valori cristiani ed europei.

 

A terminare il Seminario Distrettuale, la toccante testimonianza della giovane Paola Mancini, rappresentante deli studenti e membro del Consiglio di amministrazione dell’Università di Foggia, che ha portato la voce di tutti i ragazzi che rappresenta per denunciare il dolore e le sofferenze che il male e la guerra generano: “Le vittime sono sempre loro: le donne, i fragili, i bambini, i giovani. Ma il destino dei diritti umani è nelle mani di tutti i cittadini e di tutte le comunità; dunque, non dimentichiamo la grandezza dei nostri valori europei”.

 

A concludere il Seminario i saluti del Governatore Distrettuale Lions 108AB Roberto Mastromattei, che ha ringraziato i Docenti relatori, Rossana Di Leo, componente del Comitato Distrettuale – Area Seminari del Distretto Lions 108AB per la magistrale organizzazione del Seminario e la Cerimoniera Distrettuale Mara Cerisano, per aver condotto il cerimoniale del Seminario. Inoltre, ha invitato tutti gli ospiti a non dimenticare mai la solidarietà, i valori e l’impegno personale, che appaiono piccole cose di fronte agli orrori di questo tempo, ma che invece sono tutto, perché motore del cambiamento.

 

Si ringrazia la Provincia di Foggia per la disponibilità di Palazzo Dogana e i Club Lions aderenti Brindisi, Lucera, Manfredonia Host, San Severo, San Marco in Lamis, Foggia Arpi, Foggia U. Giordano, Monti Dauni Meridionali, Cerignola Torre Alemanna e Foggia Federico II di Svevia.

 

Mara Cersiano – Addetto Marketing e Comunicazione Lions Club Foggia Umberto Giordano