10:00 Mappa

La Gita di Club dell’anno 2015 per la prima volta nella storia del Club è stata organizzata oltre i confini nazionali: il Portogallo, ed in particolare nella città di Lisbona. (TUTTE LE FOTO  a fondo Articolo)

Chi arriva a Lisbona in genere resta affascinato dall’aria tranquilla che si respira, ben lontana dalle caotiche capitali europee, una città dove bisogna dimenticare gli orologi; la parola d’ordine è devagar, cioè adagio, con calma.

Più lontana delle altre capitali, meno sontuosa delle altre città, meno turistica delle altre metropoli, non vedrete certo i monumenti di cui sono ricche Roma, o Parigi, o Londra, perché molto è andato distrutto; ma vedrete un angolo di Europa che riesce sempre, o quasi, a lasciare una nostalgica impronta in chiunque la visiti. Riprendendo le parole di José Saramago L’anno della morte di Ricardo Reis: “non dimenticare che siamo a Lisbona, da qui non partono strade”. Da Lisbona non si va da nessuna parte, OLTRE c’è l’Oceano, SOPRA il cielo infinito e DIETRO il fiume; ecco cos’è che affascina di questa città: la sensazione di essere giunti a destinazione ma che qualcosa di nuovo ci aspetta.

Un popolo che ha sofferto per la fine di un posto di cui pochi ricordano la grandezza storica, per una dittatura terminata da pochi decenni, per una situazione involutiva che ha portato i giovani a sair de Portugal, cioè ad abbandonare il proprio paese subito dopo gli studi per la consapevolezza di doversi costruire un futuro migliore, scegliendola altrove come alternativa alle proprie radici. Mi viene in mente una frase di José de Almada-Negreiros che scrive “Dio ci ha dato il Portogallo per nascere ed il mondo intero per morire”.

Tuttavia, se è vera l’affermazione di Fernando Pessoa che “a melhor maniera de viajar è sentir” allora possiamo viaggiare a Lisbona e sentirla, conoscerla…

Ho considerato questo un viaggio tra amici, perché voglio che sia una bellissima esperienza un po’ diversa dalle solite. Quindi, accompagnato da un delizioso vino di Porto, perché si possa brindare a questo lungo weekend, porgo ad ognuno il mio più affettuoso benvenuto a Lisbona.

Francesca De Ritis

Bemvindos em Lisboa…

Alfama, Castelo e Baixa furono rasi al suolo il 1 novembre 1755. Sei minuti di terremoto,  il  più  drammatico  della  storia  del  Portogallo,  al  quale  si  unirono maremoto ed incendi devastanti. Era il giorno di Ognissanti e più di 40.000 fedeli riuniti nelle chiese persero la vita sotto le macerie. Quando Dom Josè I disse: ”Ed ora che si fa?” Pombal rispose: ”Seppelliamo i morti  e diamo da mangiare ai vivi”. La ricostruzione della città fu immediata, il centro assunse forme geometriche moderne catapultate in una serie di vicoli e piazze storiche. Dom Josè I aveva piena fiducia nel suo Primo Ministro, difatti a Pombal è stata dedicata una enorme piazza (Praça Marques de Pombal) che è oggi il principale snodo della città. In Praça do Comercio, la statua di Dom Josè I rappresenta la vittoria della ricostruzione della città sulla distruzione del sisma.

Città di esploratori, conquistatori e marinai, le culture che la abitarono (fenici, romani, mori, iberici) hanno lasciato tutte la propria impronta. Lisbona, città della luce,  o  per  meglio  dire  “delle  luci  e  dei  colori”,  come  scriveva Fernando Pessoa nel suo Libro dell’Inquietudine: “Non ci sono per me fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole” ed ancora“ Il cuore non ha bisogno di sapere cos’è il bene. Lo sa e basta”. Per questo e per la sua pavimentazione bianca e ondulata, Lisbona è conosciuta come la Dama Bianca dell’Europa.

Posta sulla sponda del Tago 20 km prima che sfoci nell’Atlantico, è l’unico esempio in Europa di convivenza armonica tra un glorioso passato storico ed un presente in continua evoluzione culminato con l’Expo 1998. Costruita su 7 colli come la nostra Roma, la città è divisa in città bassa (Baixa) e città alta (Bairro Alto) collegate tra loro da elettrici e ascensori, le vere caratteristiche della capitale. Dei suoi elevadores, le funicolari di colore giallo di grande impatto visivo e di grande utilità, oggi ne restano solo 3: o elevador da Bica, da Gloria, do Lavra. Naturalmente Lisbona è anche conosciuta per gli elementi decorativi chiamati azulejos e per il Fado.

A Lisbona ci si  trova di fronte ad  un  saliscendi continuo. Per questo motivo sono consigliate scarpe dalla para di gomma per evitare di scivolare sui sampietrini.

…i suoi miradouros

i miradouros

Dei suoi miradouros Pessoa scriveva: “Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso” ed ancora “Tutto è imperfetto ma non c’è tramonto così bello da non poterlo essere di più”. Ammirare il tramonto da uno dei miradouros della città è una delle cose più belle che Lisbona possa offrire. Le piazze e i tetti visti dall’alto, il paesaggio che lentamente cambia colore con il calar del sole, sono uno spettacolo suggestivo ed imperdibile. Queste terrazze panoramiche sono disseminate un po’ ovunque ma ce ne sono alcune che al tramonto rendono più di altre. Primo fra tutti, il Miradouro da Graça, raggiungibile facilmente prendendo l’elettrico 28 e scendendo al Largo da Graça. Più intimo, nella stessa zona, si trova il Miradouro de Nossa Senhora do  Monte oppure  quello  di Santa  Caterina  (o  Adamastor), sulla  omonima

strada nel Bairro Alto. Altri punti panoramici che meritano di essere nominati sono il Miradouro de Santa Luzia e il Miradouro de Portas do Sol. Sono i più conosciuti e si trovano entrambi nel quartiere di Alfama. Il primo, con un pergolato piastrellato di azulejos settecenteschi, si raggiunge salendo per il pittoresco vicolo di Santa Helena ed offre uno stupendo panorama sui tetti del vecchio quartiere e sul fiume Tejo. Altrettanto famoso è il Miradouro di São Pedro de Alcântara, da cui si ha la vista migliore sul Castelo de São Jorge, sulla Graça e sulla Igreja de São Vicente  de  Fora.  Meno  conosciuti,  e  quindi  meno  frequentati  dai  turisti, il Miradouro di Santo Estevão, sempre nell’Alfama, e il Jardim do Torel, un parco piccolo ma bellissimo, raggiungibile con l’Elevador do Lavra.

…i suoi elevadores

ElevadorLisbona deve un pò del suo fascino anche ai suoi leggendari tram, gli eléctricos, e ai suoi “ascensori” urbani, gli elevadores. I tram corrono e si inerpicano su per le colline, sfidando la pendenza di stradine e vicoletti a volte così stretti che i muri si possono toccare. Sono comodissimi per spostarsi da un quartiere all’altro ma permettono anche di afferrare pienamente e con uno solo sguardo tutta la bellezza della capitale portoghese. Il più famoso è l’eléctrico 28. Sembrerà quasi di tornare indietro nel tempo. Tutto è rimasto come una volta: l’interno in legno, lo stridio sui binari, lo scampanellio per segnalare il passaggio. Oltre al 28,  il centro cittadino è percorso dal 12 che ruota attorno a Praça da Figueira, si infila in Mouraria, sbuca in Portas do Sol per poi scendere dall’altra parte della collina. Gli elevadores, invece, sono una sorta di funicolari creati per facilitare lo spostamento dalle parti più basse della città verso le parti più alte. Ne restano ancora 4 in attività, alcuni dei quali funzionano da almeno 100 anni. Tre di questi sono costituiti da una coppia di convogli agganciati con delle funi che, ciclicamente, si scambiano di posto (uno sale e l’altro scende). L’ Elevador do Lavra, il primo costruito in tutta Europa, parte da una stradina vicino Restauradores e arriva vicino al Jardim do Torel; l’ Elevador da Bica parte da Rua de São Paulo e arriva a Largo do Calhariz; l’Elevador da Gloria parte da Restauradores e arriva al Miradouro de São Pedro, praticamente nel Bairro Alto. Merita un discorso a parte l’ Elevador de Santa Justa, conosciuto anche come El Grasciaro. Questo, a differenza dei primi tre, è un enorme ascensore verticale completamente in ferro con la cabina a vista che sale dalla Baixa fino alla Chiesa del Carmo.

Attenzione ai borseggiatori sempre in agguato, e si consiglia di non acquistare il biglietto a bordo perchè costa di più.

…il fado

Il FadoA proposito del fado, Pessoa diceva: “Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell’anima forte, l’occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l’ha abbandonato: nel fado gli dei ritornano, legittimi e lontani”. Dichiarato nel 2011 Patrimonio Immateriale dell’Umanità, il suo nome deriva dal latino fatum (destino) e le origini sono incerte anche se antiche e probabilmente legate ai ritmi brasiliani, importati dai marinai dopo i lunghi viaggi. Intenso, struggente e da sempre accompagnato da sentimenti di malinconia e nostalgia d’amore  e  di  vita,  il  fado  racconta  temi  di  emigrazione,  di  lontananza  e  di separazione dai mariti che andavano per mare. Come tutte le musiche popolari, ha trovato la sua incubazione negli ambienti al confine della malavita e della piccola delinquenza urbana, analogamente a quanto è accaduto per il samba, il tango e per la canzone napoletana. Tecnicamente viene eseguito da una formazione composta da una voce che dialoga con la guitarra portuguésa e dalla viola do fado, una chitarra di tipo spagnolo che produce le armonie ed i bassi. Talvolta alla formazione si aggiunge il baixo, il basso portoghese. Assistere ad uno spettacolo di Fado è un’esperienza unica. Non è necessario capire il significato o il senso delle storie narrate e cantate, la melodia e la saudade (nostalgia e malinconia allo stesso tempo non necessariamente negativa) delle note coinvolge così tanto lo spettatore che questo ne coglie comunque il sentimento, e ne viene totalmente rapito. Ne esistono tre tipi: il Fado di Coimbra, più accademico; il Fado do Oporto, con un andamento più mosso; il Fado di Lisbona, più drammatico e legato alla città, eseguito  nelle casas do  fado e  nelle tascas, le  tipiche  osterie  portoghesi  a conduzione familiare.

Tutte le interpreti femminili indossano uno scialle nero in ricordo della cantante Maria Severa che morì a soli 26 anni. Notissima Amalia Rodrigues, che portò questa musica nel mondo e quando morì, nel 1999, le furono concessi i funerali di Stato ed il Governo dichiarò tre giorni di lutto. Oggi la più grande cantante è Mariza, già vincitrice di numerosi premi.

Esistono  diverse  Casas  de  Fado,  sia  nel  Bairro  Alto  e  soprattutto  in Alfama. Da segnalare la Tasca do Chico e la Mesa de Frades, entrambe in Rua dos Remedios. L’ultima è un po’ cara ma l’atmosfera è impagabile. Esiste  finanche  un  Museo  del  Fado,  in  Largo do Alfama Chafariz de Dentro, in cui è disponibile un servizio di ristorazione e bar ed è possibile assistere a spettacoli e musica dal vivo.

Non è difficile, nelle sere d’estate, passeggiando tra le strade di Lisbona, sentire le note di questa musica uscire dalle finestre aperte di qualche casa.

…per spostarsi

Il centro di Lisbona non è molto grande e si potrebbe visitarlo anche a piedi, con un po’ di fatica e di pazienza, e sicuramente ne varrebbe la pena. Tuttavia, a causa delle salite e discese, prendere i mezzi pubblici è senza dubbio interessante. La città offre un’efficiente rete di trasporto. Il fatto che alcuni suoi mezzi siano vecchiotti non deve ingannare, anzi, la città perderebbe un po’ del suo fascino senza i suoi tram ed i suoi elevadores che si inerpicano sulle colline.

La metro

Il modo migliore per andare in giro è senza dubbio la metropolitana. Non solo perché è economico e veloce, ma anche per godersi le belle decorazioni artistiche all’interno delle varie stazioni. La rete metropolitana di Lisbona trasporta ogni anno 184 milioni di passeggeri ed è aperta dalle sei del mattino all’una di notte.

I tram

I tram offrono un viaggio nostalgico attraverso i quartieri storici più noti di Lisbona come il Bairro Alto e Alfama, con una vista unica sulla città. Molti di questi tram sono antecedenti al 1945 e funzionano benissimo.

Destinazioni

  • 12 Praça da Figueira – Praça da Figueira via Martim Moniz
  • 15 Praça da Figueira – Algés
  • 18 Rua Alfandega – Cemitério Da Ajuda
  • 25 Rua Alfandega – Campo de Ourique
  • 28 Martim Moniz – Campo de Ourique

Funicolari e Ascensori

  • Elevador do Lavra: Largo da Anunciada – Rua Camara Pestana. Dal lunedì al venerdì dalle 07:50 alle 19:55; sabato, domenica e festivi dalle 9:00 alle 19:55
  • Elevador da  Glória:  Resturadores  –  São  Pedro  de  Alcantara.  Dal  lunedì  al mercoledì dalle 07:00 alle 23:55; venerdì dalle 07:00 alle 23:55; domenica e festivi dalle 09:00 alle 23:55
  • Elevador da Bica: Rua São Paulo – Largo do Calhariz. Ogni giorno dalle 07:00 alle 21:00; la domenica e i festivi dalle 9:00 alle 21:00
  • Elevador de Santa Justa: Rua do Ouro – Largo do Carmo. Ogni giorno dalle 07:00 alle 21:45

I taxi

I taxi sono di colore beige e sono disponibili ovunque. Possono essere fermati anche per strada.

…un po’ di storia

Il territorio di Lisbona ha una storia molto antica e le sue origini risalgono a ben 300.000 anni fa. Come narra la leggenda, la città venne fondata da Ulisse da cui prese il nome di Ulissipo o Olissopo, una parola tuttavia di origine fenicia “Allis Ubbo”, il cui significato è “incantevole porto”. Da qui, sempre secondo la leggenda, deriva il nome attuale della città.

Divenuta colonia romana con il nome di Lusitania, passò ad essere occupata dai Mori. La loro impronta è ancora percepibile nel pittoresco quartiere di Alfama e nelle emblematiche torrette del Castelo de São Jorge.

Nel 1147, il primo re del Portogallo Afonso Henriques iniziò la lotta contro i Mori. Sotto  il  controllo  cristiano  la  città  andò incontro  ad  una  grande  prosperità, suggellata dalla fondazione della prima Università nel 1290. La peste tuttavia non tardò a mietere le sue vittime anche in Portogallo.

Prosperità e grande ottimismo ritornarono con l’Epoca delle Grandi Esplorazioni, quando Vasco de Gama, partendo nel 1497 da quella che oggi è conosciuta come la Torre di Belém, navigò con successo la prima rotta marittima verso le Indie.

Il Secolo d’Oro del Portogallo, cento anni di ricchezza e di scambi commerciali senza pari, portò alla crescita urbana di Lisbona. Molti dei più imponenti monumenti hanno avuto origine in questo periodo, per esempio la Torre di Belém, il Mosteiro dos Jerónimos e la grande Praça do Comércio. Le sovrabbondanti ricchezze e la prosperità fecero del Portogallo un importante impero coloniale, uno dei più grandi della storia, e di Lisbona la città commerciale più importante del mondo.

Nel 1580, il Portogallo venne conquistato dalla Spagna. Nel 1640 gli Spagnoli vennero estromessi per mano del duca di Braganza che fu in seguito incoronato re con il nome di João IV. Un nuovo periodo di prosperità arrivò con la scoperta dell’oro in Brasile nel 1697. Nello stesso periodo venne costruito a Lisbona l’acquedotto Livres Aguas, oggi uno dei monumenti più visitati con i suoi 109 archi. Dismesso nel 1967, è tornato ad essere percorribile a piedi in tutta la sua lunghezza (58 km). Il monumento ha resistito addirittura al devastante terremoto del 1755.

Diversi decenni dopo, alle 9.40 circa del 1º novembre 1755, quando molte persone erano intente ad assistere alla messa, si verificò una scossa di terremoto di magnitudo stimata attorno al 9º grado della scala Richter con epicentro in mare, a circa 200 km al largo di Cabo de São Vicente. La scossa di terremoto provocò il crollo di molti edifici e numerosi incendi si propagarono per la città. I sopravvissuti, per sfuggire al fuoco, si radunarono nella Baixa, vicino al fiume. Circa 40 minuti dopo, generato dalla stessa scossa, arrivò uno tsunami con un’ondata stimata intorno ai 50 mt di altezza che colpì Lisbona distruggendo tutta la parte bassa (baixa) della città. Navi, banchine ed edifici furono colpiti con una violenza inaudita, migliaia di persone persero la vita venendo letteralmente spazzate via dall’acqua. Solo l’Alfama si salvò dal terribile disastro. In tutto, più di 60.000 persone persero la vita nella sola capitale. Si racconta che la scossa sismica ebbe ripercussioni e fu sentita in tutta l’Europa occidentale e in parte dell’Africa nordoccidentale.

La ricostruzione di Lisbona fu molto rapida e si narra che, non appena i tremori iniziarono a diminuire, il Marches de Pombal aveva già dato inizio alla progettazione della nuova città. Intanto, la minaccia di Napoleone portò alla fuga la famiglia reale e, per qualche tempo, allo spostamento della capitale del Portogallo a Rio de Janeiro.

Di qui la rivalità, ancora mantenuta, tra Portoghesi e Brasiliani. Come poteva, la terra di disagiati, di coloro che “mostravano le loro vergogne senza mostrare vergogna” (da una lettera di Pero Vaz Caminha nel 1500 rivolta a Don Manuel I) diventare la capitale di un impero così vasto? Il Portogallo si trovò da colonizzatore a colonizzato. Ben presto vennero rimarcate le differenze tra l’uno e l’altro Paese: nella lingua, nella grammatica, nella punteggiatura e finanche nel significato di talune parole, oltre alla scarsa considerazione di cui ancora oggi il popolo brasiliano soffre.

Nel 1908, il re Manuel I e il figlio furono assassinati e due anni dopo, al rovesciamento della monarchia, prese il potere un Governo totalitario fascista. Sotto la guida severa di Antonio Salazar Lisbona venne modernizzata, ma ad un prezzo non consolatorio per il resto del Portogallo, che si ritrovò immerso nella povertà e nel debito pubblico. Durante la seconda guerra mondiale il Portogallo fu uno dei pochi paesi europei a dichiararsi neutrale, tanto che Lisbona divenne un importante centro per rifugiati e spie.

Nel 1974, un pacifico colpo di stato portato avanti dai militari diede vita alla cosiddetta  Rivoluzione dei  Garofani  (Revolução dos Cravos), segnando l’inizio della democrazia in Portogallo. Seguì tuttavia un disorientamento politico e una conseguente crisi economica, comunque facilmente controllabile dalla nuova libertà democratica. A Lisbona, il ponte sul Tago (voluto nel 1966 dallo stesso presidente Salazar) venne rinominato Ponte 25 de Abril, in commemorazione della data della liberazione. Salazar esce di scena per infermità mentale nel 1968, lasciando il Governo del portoghese in mano a Marcelo Caetano.

Sull’infermità fisica e mentale di Salazar non si sa nulla di certo. Questo ha dato spazio a numerose leggende sulle quali molti scrittori hanno costruito delle trame. Il più noto, e a mio avviso il più simpatico, rimane quello di Josè Saramago in Objeito Quase, una serie di narrazioni in cui le cose, appunto, hanno un’anima. In Cadeira parla la sedia che, rivoltandosi al fascista, lo lascia cadere facendogli battere la testa e procurandogli proprio l’incapacità.

Nel 1986 il Portogallo entra a far parte dell’Unione Europea. L’Impero portoghese finì de facto nel 1999 con Macao restituita alla Cina, e de jure nel 2002 con l’indipendenza concessa a Timor Est, in Indonesia. Nel 2007 venne firmato in città l’importante Trattato di Lisbona per rafforzare il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali tra i Paesi Europei.

sapevate che…

…il Tago è il più grande fiume della penisola Iberica, la sua foce (che si trova a Lisbona) raggiunge 14 km di larghezza ed è sufficientemente grande per contenere tutte le navi da guerra nel mondo.

…secoli addietro, una tradizione locale di Lisbona si dice essere stata precursore della moda  del  nudismo  e  del  naturismo: per il bagno settimanale molte persone usavano scendere i gradini della Praça do Comércio per fare il bagno nudi nel fiume, provocando grande scandalo e indignazione.

…la maratona di Lisbona, che si tiene ogni anno a marzo, è uno degli eventi più attesi in tutto il mondo.

…Lisbona viene quasi sempre classificata al primo posto tra le città più vivibili e predilette del Portogallo.

…Lisbona ha un clima molto mite, tra i più miti d’Europa. La media annuale di ore di sole arriva a 2900-3300 unità. Una città soleggiata per la maggior parte dell’anno!

…il ponte Vasco da Gama è un ponte da record: è il ponte più lungo d’Europa ed inoltre è stato testimone dell’allestimento del più grande tavolo da pranzo del mondo, con tanto di 15.000 persone servite e riverite.

…il record (temporaneo) del più grande stadio nel mondo, con 7.276 metri quadrati, va allo stadio Benfica per aver ospitato il grande evento del 2007: la dichiarazione delle Nuove Sette Meraviglie del Mondo.

…l’acquedotto das Águas Livres, che ancora porta l’acqua alle antiche fontane di Lisbona, ha il più elevato arco a sesto acuto di tutto il mondo, alto 65 metri e largo 29 metri.

…la chiesa di Santa Engrácia di Lisbona è entrata nel Guinness dei Primati per avere avuto il più lungo tempo di costruzione di tutte le chiese della storia: la sua edificazione è iniziata nel XVII secolo e venne completata solo nel 1966.

…la squadra di calcio del Benfica è presente nel Guinness dei Primati per aver il maggior numero di sostenitori di calcio: un totale stimato di 14 milioni in tutto il mondo e oltre 170.000 iscritti paganti.

…il più grande logo umano era composto da 34.000 persone e faceva parte del successo ottenuto dal Portogallo ospitando i Campionati Europei di calcio 2004.

…la più grande bandiera umana venne creata nel 2006 allo stadio nazionale di Lisbona da 18.788 persone.

…metà del “Nuovo Mondo” apparteneva al Portogallo. Nel 1494 venne firmato il Trattato di Tordesillas, con il quale veniva consegnata al Portogallo la metà orientale del “Nuovo Mondo” tra cui Brasile, Africa e Asia. L’impero portoghese è stato quindi il primo impero globale nella storia! E’ stato anche una delle potenze coloniali più longeve, con una durata di quasi sei secoli, dall’acquisizione di Ceuta nel 1415 fino alla consegna di Macao (oggi Cina) nel 1999. Nel 1808, il re del Portogallo Dom João si trasferì in Brasile e proclamò un unico stato che comprendeva il Portogallo, il Brasile e l’Algarves. Questo Stato venne chiamato Regno Unito di Portogallo, Brasile e Algarves, con capitale Rio de Janeiro. Il regno si sciolse nel 1822 dopo il ritorno del Re in Portogallo nel 1821: questi lasciò suo figlio, il principe Dom Pedro, a governare il Brasile, che a sua volta dichiarò l’indipendenza dal Portogallo.

…oltre 236 milioni di persone in tutto il mondo sono madrelingua portoghese. Il portoghese è la lingua ufficiale di 9 Paesi: Portogallo, Brasile, Capo Verde, Angola, Guinea Bissau, Mozambico, Principe, Sao Tome e Guinea Equatoriale. Il portoghese si parla anche a Goa (India), a Macao e nel Timor orientale.

…il Portogallo è il Paese più vecchio d’Europa. Ha mantenuto gli stessi confini definiti  dal  1139,  diventando  così  il  più  vecchio  Stato  in  Europa.  Afonso Henriques fu proclamato primo re del Portogallo nel 1139 e il Paese è rimasto un regno unito per quasi 800 anni, fino al 1910.

…la libreria più antica del mondo si trova a Lisbona: la Bertrand Bookstore è nata nel 1732.

…il Portogallo è il più grande produttore di sughero nel mondo. Produce il 70% delle esportazioni di sughero dell’intero globo. I principali importatori sono: Germania, Regno Unito, Stati Uniti. Il Paese vanta anche la più grande foresta di sughero.

…una delle più antiche università d’Europa si trova in Portogallo. L’Università di Coimbra è stata fondata nel 1290, data che la rende una delle più remote del continente europeo.

…il Portogallo ha il ponte più lungo d’Europa. Il Ponte Vasco da Gama è lungo 17 chilometri.

…Portogallo e Inghilterra hanno la più antica alleanza diplomatica nel mondo.

L’alleanza anglo-portoghese è stata firmata nel 1373 ed è in vigore ancora oggi. Entrambi i Paesi sono entrati in guerra per difendere l’altro: il Regno Unito durante la Guerra d’indipendenza spagnola e il Portogallo durante la Prima Guerra Mondiale.

…il Portogallo è uno dei posti migliori per fare surf. Ha una costa che si estende per 800 Km che permette di praticare questo sport 365 giorni l’anno.

…il Fado è patrimonio culturale dell’Unesco, è stato infatti recentemente aggiunto alla lista del patrimonio culturale immateriale del mondo.

…il Portogallo è stato il primo ad abolire la schiavitù nel lontano 1761, ben mezzo secolo prima della Gran Bretagna, della Francia, della Spagna e degli Stati Uniti.

Fernando Pessoa non fu solo poeta, scrittore, traduttore e visionario, bensì, in un momento della sua vita, anche copywriter per la Coca Cola. La storia è poco nota, ma abbastanza curiosa. Lo slogan scritto da Pessoa per il lancio pubblicitario della Coca-Cola in Portogallo diceva: “Primeiro estranha-se, depois entranha-se(prima ti entra nelle viscere e poi ti esce da tutti i pori. E’ come dire: Bevi Fernando Pessoa. Delizioso e rinfrescante).

…la leggenda

Galo de BarcelosScegli un tag fra quelli più utilizzatiDovunque si trova il Galo de Barcelos, uno dei simboli non ufficiali del Portogallo. Ricamato sulle stoffe, di legno, di ceramica, di varie dimensioni. Si tratta di un gallo nero col corpo variopinto ed una cresta rossa. La leggenda narra che un mercante galego giunto a Barcelos, vicino Braga, fu accusato ingiustamente di omicidio e condannato alla forca. Disperato, dopo aver pregato la Madonna di salvarlo, il condannato chiese ai detentori di essere portato a casa del giudice che lo aveva punito per chiedere clemenza. Giunto all’ora di pranzo, il condannato iniziò ad implorare il giudice mentre questi si accingeva a mangiare un gallo arrostito. Colto da un impulso di fede, il mercante affermò che se il gallo si fosse alzato ed avesse iniziato a cantare, questo miracolo avrebbe provato la sua totale innocenza. Così avvenne e fu liberato. Da quel giorno il Galo de Barcelos è uno dei simboli della tradizione portoghese: simboleggia la fede, la buona fortuna e la giustizia.

 

Programma di Viaggio:

 

Mercoledì 29 aprile

 

Restauradores e Rossio, Baixa-Chiado e Praça do Comercio

29 aprile

 

Arrivo previsto  al  Vip  Executive  Eden  verso  le  ore  16.00.  Il  nostro Aparthotel si trova nel centralissimo quartiere di Restauradores e si presenta con la facciata di un vecchio teatro. Check in e ritrovo nella hall verso le ore 16.30. Le tappe previste sono: il quartiere di Restauradores, il Rossio, Praça do Comercio, la Baixa-Chiado. Durante il nostro giro, ci fermeremo per un caffe al Martinho de Arcada o alla Brasileira oppure, per chi ama il liquore dolce, presso un piccolo rivenditore di jinjinha. A fine serata, per chi ne avrà voglia, una passeggiata in Avenida da Liberdade, un tempo il Passeio Público (passeggiata pubblica) della città, dove si trova l’Hard Rock Cafe Lisboa.

 

Partendo da Praça dos Restauradores, la grande piazza intitolata agli uomini che persero la vita nella guerra di Restaurazione, che segnò la liberazione del Portogallo dal dominio spagnolo nel 1640, le strade si diramano verso il resto del centro cittadino.   Un   tempo,   proprio   in   questa   piazza,   avvenivano   le   condanne dell’Inquisizione coram populo. Al centro della Piazza si trova l’Obelisco, ai cui piedi due figure in bronzo rappresentano la Vittoria (con una palma e una corona) e la Libertà. I nomi e le date incise su entrambi i lati dell’obelisco sono quelle delle battaglie della guerra di Restaurazione portoghese. Al lato della piazza spicca, nel suo giallo carico, l’Elevador da Gloria, che sale fino al Bairro Alto.

Proseguendo verso sud, si arriva al Rossio. Circondata da splendidi palazzi del XVIII secolo, la piazza di Rossio è stata sede di rivolte, celebrazioni e corride fin dal medioevo. Questa piazza, che in realtà si chiama Praça Dom Pedro IV  (l’adorato ventottesimo re del Portogallo e primo imperatore del Brasile), rappresenta il punto focale della città. Al centro della Piazza c’è un monumento, alto 27 metri, dedicato proprio a Dom Pedro IV. Alla base della colonna ci sono quattro statue che rappresentano le virtù cardinali attribuite a lui: prudenza, forza, giustizia e temperanza. Ai due lati della statua ci sono due fontane barocche, portate a Lisbona pezzo per pezzo. La pavimentazione a onda di questa piazza, tipica di Lisbona, è chiamata mar largo ed è stata ottenuta con ciottoli bianchi e neri, costruita pietra dopo pietra dai detenuti del Castelo di São Jorge. Il palazzo più importante è l’ex Palazzo dell’Inquisizione, oggi Teatro Nacional Dona Maria II, figlia di Don Pedro IV. Sulla facciata neoclassica, opera dell’Italiano Fortunato Lodi, si rende omaggio con una statua a Gil Vicente, principale autore del teatro classico portoghese cinquecentesco. Ma il vero capolavoro della piazza rimane la Estação do Rossio, costruita nel 1883. Splendido edificio di stile manueleino, nessuno immaginerebbe che oggi è il terminale delle linee che arrivano da Sintra.

Lo stile manuelino, o tardo gotico portoghese, nasce con Manuel I nel XVI secolo. E’ una sintesi tra il tardo gotico e le novità architettoniche importate dagli esploratori portoghesi in quegli anni.

Proseguendo, le strade si diramano verso la Baixa-Chiado, la zona “nuova” di Lisbona, oppure verso Praça do Comercio (una delle poche piazze sul mare, in realtà il Tago). La Baixa-Chiado (Chiado significa astuto, ma anche malizioso e pare derivi dal poeta satirico cinquecentesco Antonio Ribeiro, conosciuto appunto come O Chiado) è il quartiere degli artisti e degli intellettuali che si riunivano qui fin dalla fine del XIX, nonché il luogo in cui nacque Fernando Pessoa, malinconico poeta e scrittore portoghese. Completamente distrutta dal terribile terremoto del 1755,  questa  zona  venne  poi  ricostruita dal  Marches  de  Pombal  che  la  volle riedificare  così  come  la  si  vede  oggi  (per  questo  è  chiamata  anche  Baixa Pombalina). Ancora una volta ricostruita dopo l’incendio del 1988, propone la forma di un grosso rettangolo, principio di modernità,  in una zona di estremo interesse e valore storico. Oggi è una zona ricca di scuole d’arte, teatri, negozi raffinati e librerie (tra cui la più antica del mondo, nata nel 1732, Bertrand Bookstore, in Rua Garrett 73).

Tornando verso il Rossio e attraversando Rua Augusta, si arriva in Praça do Comercio. E’ una grande “U” aperta al mare ed è qui che approdavano le navi nell’epoca d’oro delle grandi espansioni lusitane, e se ne assapora ancora la grandezza. Volgendo le  spalle al  Tago, guardando in  alto a  destra,  spunta il Castelo di São Jorge, mentre di fronte si impone, maestoso, l’Arco Trionfale o da Bandeira o Terreiro do Paço (Piazza del Palazzo) con tutt’attorno uffici governativi, cafè e ristoranti, alcuni dei quali famosi in tutto il mondo. Il più famoso di tutti è Martinho da Arcada, al n.3. Sulle sue sedie si sono seduti Fernando Pessoa (che ha scritto proprio su quei tavoli Mensagem ed al quale è perennemente riservato un tavolo) e Amália Rodriguez. Al centro della piazza, una grande statua dedicata al re Josè I (rappresentato su un cavallo mentre schiaccia simbolicamente i serpenti sul suo cammino) che, con il suo Primo Ministro Pombal, riedificò Lisbona dopo il grande terremoto. Questa piazza è ricordata come quella in cui finì il Salazarismo, ma in realtà è la Praça do Carmo, in cima al Bairro Alto, che ha visto nascere la rivolta popolare terminata con la Revolução dos Cravos nel 1974.

Tornando verso Restauradores, ci si incammina in Avenida da Liberdade, gli Champs-Élysées di Lisbona. Questo grande ed elegante boulevard era, nel XIX secolo, il Passeio Público (passeggiata pubblica) della città, dove i membri dell’alta società si ritrovavano per camminare nel tempo libero. Oggi è la via dove si trovano boutiques e alberghi di lusso, oltre allo splendido Teatro Tivoli (Av. da Liberdade 182), all’imponente monumento dedicato agli eroi della I Guerra Mondiale ed agli uffici del Diário de Notícias, uno dei più antichi quotidiani di Lisbona. Per gli appassionati, al n. 2 si trova l’Hard Rock Cafè.

 

Giovedì 30 aprile

Alfama, Castelo de São Jorge e Sé, Bairro Alto

30 aprile

Colazione in Hotel e ritrovo nella hall verso le ore 8.30. Le tappe previste sono: il quartiere di Alfama, il Castelo de São Jorge e la Sé, il Bairro Alto.

A piedi raggiungeremo il capolinea dell’elétrico 28 (una passeggiata di 20 minuti circa) nell’elegante quartiere di Campo de Ourique, chiamato anche Prazeres (Piaceri), da cui prende il nome uno dei più famosi cimiteri della città.

Questo cimitero (dal nome così poco adatto ad un luogo lugubre) fu costruito in epoca romantica, nel 1883, in occasione dell’epidemia del “colera morbus”. E’ il primo cimitero di Lisbona ed accoglie parecchie tombe di politici, artisti, giornalisti, scrittori come Antonio Tabucchi e Fernando   Pessoa   (prima   che   le   sue   ceneri   fossero   trasferite   nel Monastero dei Jeronimiti). Riceve un certo numero di turisti tutto l’anno e numerosi studenti d’arte arrivano da ogni parte d’Europa per visitarne le tombe e il mausoleo, che è il più grande d’Europa! Non solo, basta dire che il cimitero ha all’interno numerose panchine su cui potersi accomodare.

Passeremo  davanti  al  Palazzo del Parlamento di  São Bento, un  vecchio convento benedettino datato 1598, ed alla Basilica di Estrela, una caratteristica chiesa in stile barocco dai marmi interni rosa, giallo e varie tonalità di grigio provenienti da tutta Europa, al cui cospetto si apre il secondo polmone verde di Lisbona. A bordo del 28 ci dirigeremo nella zona più antica della città: l’Alfama (in arabo Al-hamma, fonte calda), dove sono ancora evidenti i tratti della presenza moresca. L’Alfama è stato l’unico quartiere di Lisbona sopravvissuto al terribile terremoto del 1755. Napoli ricorda molto Alfama: i panni stesi ad ogni balcone, le vecchiette col velo nero affacciate sulle porte, le auto parcheggiate in modo impossibile, l’atmosfera di un luogo autenticamente popolare. Qui sembra che la vita si sia fermata a 30 anni fa. Ancora oggi mantiene intatto l’originale labirinto di vicoli stretti (becos), piazzette e improvvisi belvederi (miradouros) dell’antica città. In alcuni punti il tram passa in vicoli larghi solo 4 metri e con una pendenza del 14%, il che significa che bisogna tenersi ai reggimano per non rotolare. Culla del fado, è facile udirlo tra le viuzze oppure ascoltarlo seduti nei caratteristici localini (tascas) dalla cucina tipica. Il quartiere si dispiega sul pendio racchiuso tra il Castelo di São Jorge ed il fiume Tejo. Del castello non resta molto di quello che venne costruito dai Visigoti nel V secolo, trasformato poi in fortezza dai Mori nel IX secolo fino ad essere riconquistato dai Cristiani nel 1147. E’ famoso soprattutto per la spettacolare vista che si gode dalla sua cima. All’interno, alcune vecchie sale della residenza reale sono state trasformate in spazi museali e di servizi. Una serie di scale permette di raggiungere la camminata lungo i muri e le torri. Tra queste merita una visita la Torre de Ulisse, dove un periscopio, attraverso un gioco di schermi e specchi, permette di ammirare un panorama sulla città del tutto particolare.  Nei  pressi  si  trovano  la  Sé  (abbreviazione  di  Sedes Episcopalis), costruita  nel  1150,  austera  e  ricca  di  tesori  e  dalle  chiare  influenze  arabe; il Convento da Graça; il Monastero de São Vicente de Fora, con il grande chiostro decorato con azulejos che richiamano scene delle favole di La Fontaine; il Museo del Fado; la Chiesa di Santa Engrácia, conosciuta come Pantheon, in stile  barocco  del  XVII  secolo,  luogo  di  sepoltura  di  importanti  personalità portoghesi. E’ nota per la sua imponente cupola che si può vedere fino alla periferia est della città. L’antica chiesa che si trovava sul medesimo posto di quella attuale fu distrutta nel 1681. I lavori di costruzione per il nuovo santuario cominciarono nel 1682,  ma  si  ritenne  che  la  chiesa  di  Santa  Engrácia  non  sarebbe  mai  stata terminata, difatti la struttura incompiuta venne adibita a deposito militare. Questa saga si rivelò errata 284 anni dopo, quando la basilica venne completata nel 1966. Tra  le  tombe  contemporanee  c’è  quella  della  fadista  Amália  Rodrigues.  Un ascensore nella cupola offre un panorama della città a 360 gradi. Non lontano c’è il Miradouro de Santa Luzia o Portas do Sol, ove è prevista una breve sosta. Sopra al Miradouro si trova il Museo di Arti Decorative che raccoglie le testimonianze della millenaria tradizione portoghese delle ceramiche decorate.

Scendendo a piedi verso il Tejo, passeremo davanti alla famosa casa dos bicos (i cui mattoni esterni sono a forma di punta di diamante) e ci dirigeremo alla volta del Bairro Alto. Saliremo sull’Elevador de Santa Justa, un piccolo gioiello rétro del XX secolo (opera, si pensa, di un allievo di Gustave Eiffel) con la cabina tutta legni, specchi e strapuntini su cui sedersi nei pochi minuti di ascesa. Nei primi due anni della sua attività era mosso da un motore a vapore e passò più tardi ad essere azionato con energia elettrica. La differenza di livello tra il piano inferiore della biglietteria (Rua de Santa Justa) e quello superiore (Largo do Carmo) è di trenta metri. Dalla terrazza superiore, si gode di una splendida vista sul Rossio e si raggiunge il Carmo, una imponente chiesa gotica semidistrutta dal terremoto del 1755  che,  insieme  all’annesso convento,  furono  costruiti  nel  1389  per  essere conclusi nel 1423. Per circa 300 anni la chiesa rivaleggiò con la Sé (cattedrale) per il titolo di chiesa più bella e importante di Lisbona. E’ qui che si riunirono migliaia di fedeli durante il terremoto del 1755 ed è qui che gli stessi trovarono la morte con l’incendio che seguì il sisma. Rimase in piedi solo quello che si vede oggi, le tre ampie  navate  gotiche  ormai  senza  copertura  che  lasciano  guardare  il  cielo attraverso gli archi sospesi. “Ricostruiamo, anzi no”. Queste le parole della regina Maria I per chiedere che la chiesa venisse ricostruita più bella di prima, ma i lavori non andarono molto avanti. Nel 1800, in pieno Romanticismo, le rovine erano considerate molto romantiche, quindi si decise di lasciare la Chiesa del Carmo così come il terremoto l’aveva ridotta. E’ indubbiamente uno spettacolo affascinante, specie di sera, perché il cielo di Lisbona è considerato uno dei più belli e luminosi del mondo. All’interno della chiesa non c’è molto da vedere: qualche busto nelle cappelle laterali e il piccolo museo allestito nella parte della chiesa rimasta in piedi. Nella Piazza del Carmo, peraltro piccolissima, terminò il Salazarismo. Attraverso una guerra fredda, le truppe presero, senza alcuno spargimento di sangue, i componenti del governo dell’Estado Novo. In segno di vittoria e di stanchezza verso il fascismo, inserirono nelle proprie canne di fucile dei garofani rossi (Revoluçao dos Cravos – Rivoluzione dei Garofani). Oggi, questa piazzetta dall’immenso valore storico-politico, vede apparire i comizi durante le elezioni politiche, con tanto di chioschi di birra, pane e sardine, pane e bifana offerti ai possibili elettori. Siamo nel cuore del Bairro Alto. Per secoli, fino al 1800, è stato il quartiere dell’èlite di Lisbona. Qui vivevano gli intellettuali ed avevano la propria sede molti giornali. Per questo il Bairro Alto era chiamato anche il “quartiere dei giornalisti”. Sono stati loro a portare in questo quartiere l’atmosfera bohemienne e la vita notturna che oggi continua con i bar letterari, i ristoranti, le case di fado e le librerie aperte anche di notte. La bellezza sta nella sua varietà: ognuno può trovare quello che cerca. In questo, il quartiere è fedele alla sua storia e alla sua duplice anima, popolare e aristocratica. Non distante si trova il Giardino Botanico e il Museo del Porto (Solar dos Vinhos do Porto) dove si possono assaggiare più di 300 vini di porto ed acquistare delle bottiglie. Non lontano c’è uno dei locali di culto di Lisbona, il Pavilhão Chinês (Rua dom Pedro V, aperto dalle 2 del pomeriggio alle 2 della mattina). Unico nel suo genere, è molto più di un semplice bar o di un locale, rappresenta un pezzo di storia di Lisbona (era una “casa chiusa” sotto Salazar). Varcata la porta, si pensa di essere in un museo: migliaia di oggetti da collezione, bacheche, modellini di aereo, bambole e tazze da te in ogni angolo. Scendendo si raggiunge il cuore del Chiado: propriamente il largo che ospita la statua del poeta rinascimentale Camões, autore del più illustre dei romanzi portoghesi: Os Lusiadas. La statua lo rappresenta orbo, con il suo manoscritto in un braccio piegato quasi a difenderlo. (Si narra che in uno dei tanti viaggi alla scoperta del nuovo mondo abbia partecipato anche lui e, affondata la nave sulla quale viaggiava, abbia tentato, riuscendoci, di salvare il suo manoscritto per il quale, proprio in quell’incidente, abbia perso un occhio). Si prosegue fino ad arrivare   alla celebre caffetteria Brasileira, un antico salotto al pari di quelli francesi, che aveva tra gli habitués scrittori come Eça de Queiróz, giornalista e scrittore dandy   e snob, Fernando Pessoa, ricordato con una statua in bronzo proprio sul dehors del locale e dove, al tempo futurista, Almada Negreiros, pittore e poeta seguace di Marinetti, esponeva i propri  quadri. Non  lontano si  trova  il  Miradouro de Adamastor (il  gigante innamorato descritto ne Os Lusiadas) scolpito nel 1827 e che in estate diventa il ritrovo per bere una birra, studiare, leggere un libro, il tutto nella più totale tranquillità.

La  leggenda  narra  che  Adamastor  sia  stato  l’unico  titano  riuscito  a sfuggire alla vendetta di Zeus, sparendo nei mari lontani. Si innamorò della bellissima ninfa Teti, madre di Achille. La madre di Teti doveva fermare questo amore e durante il loro incontro in acqua, quando Adamastor  strinse  tra  le  braccia  la  sua  amata,  si  accorse  di  essersi avvinto alle rocce del promontorio di Buona Speranza e di non potersi più staccare poichè anche lui era diventato roccia. Ricardo Reis (uno dei 79 eteronimi  di  Pessoa)  descrive,  in  uno  dei  suoi  racconti,  di  essersi affacciato alla finestra e di aver visto il gigante prigioniero nella pietra in atto di urlare.

Qui faremo una sosta aspettando il tramonto oppure si potrà approfittare per salire sull’Elevador da Gloria (accanto al nostro Hotel) che porta proprio dinanzi alla Casa do Vinho do Porto ed al magnifico punto panoramico del Miradouro de São Pedro de Alcântara. In alternativa, l’Elevador da Bica (accanto al Miradouro di Adamastor) che scende fino al fiume Tejo.

Nelle viuzze adiacenti, il 12 giugno si festeggia il patrono della città, Sant’Antonio, coloratissima festa che vede scendere in strada tutta la popolazione di Lisbona, dai più ricchi ai più poveri, intenti a mangiare per strada sardine arrostite e bere vino rosso (il tutto a prezzi così bassi da sembrare regalati!).

Altri punti di interesse sono: il Museo do Chiado, recentemente rinnovato, che ospita mostre temporanee d’arte, scultura, fotografia ed una collezione permanente d’arte portoghese dal 1850 ad oggi; la Chiesa di Loreto, conosciuta come la chiesa degli Italiani, distrutta dal terremoto e rifatta come la si vede oggi; la Chiesa de Nossa Senhora da Encarnação; la chiesa di São Roque, voluta dai Gesuiti nel XVI secolo e progettata da Filippo Terzi. Qui venivano seppelliti i morti per peste, dei quali San Rocco era il protettore. Questa chiesa nasconde una cappella magnifica, quella di Giovanni Battista. Le pietre che la compongono sono state portate pezzo per pezzo a Lisbona dall’Italia con la bellezza di 3 navi e costruita da ben 130 operai. In ultimo, merita una certa attenzione il Teatro Nacional de São Carlos, anche questo distrutto e poi riprogettato seguendo lo stile della Scala di Milano e del Teatro San Carlo di Napoli. Di fronte al teatro si trova la casa dove nacque Pessoa, rappresentato da una scultura con un libro al posto della testa.

 

Venerdì 1 maggio

Oriente, Cabo da Roca, Boca do Inferno, Sintra, Cascais

1 maggio

Colazione in Hotel e ritrovo nella hall verso le ore 10.00. Un pullman ci aspetterà per visitare il nuovo quartiere di Oriente e la Costa do Sol. Ci fermeremo nel promontorio di Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa; passeremo per la Boca do Inferno, una voragine scavata dal mare nella roccia; visiteremo la cittadina di Sintra, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ed il suo Palazzo Reale. Nel pomeriggio proseguiremo verso Cascais, raffinata baia e terra d’esilio di Umberto II di Savoia e vedremo Punta Santa Marta (dove il nostro re visse gli ultimi anni).

Con il pullman arriveremo ad Oriente, la parte nuovissima dell’EXPO 1998. Chiamato anche Parque das Nações, è un quartiere che si trova nella zona orientale di Lisbona, costruito nei pressi dell‘estuario del Tejo. Zona industriale abbandonata, con l’Esposizione Internazionale l’area ha assunto il nome attuale e subito notevoli trasformazioni, come la costruzione di un nuovo centro commerciale, di un complesso fieristico internazionale, di diversi alberghi, di nuovi uffici ed edifici residenziali, di un casinò. I progettisti hanno cercato di colpire il visitatore sotto ogni aspetto, ad esempio hanno creato una linea metropolitana (Linea Rossa) appositamente per questa occasione. Inoltre, grazie alla sua posizione geografica, Parque das Nações ospita anche un moderno porto con circa 600 posti barca. Luogo perfetto per gli appassionati del bird watching per la vicinanza al Tejo, si stima che circa 15.000 persone vivano attualmente nella zona. La meraviglia è l’architettura, i palazzi costruiti in così poco tempo per questa esposizione mondiale che aveva come tema il mare e l’oceano. Difatti tutto qui ricorda i grandi viaggi passati rivisitati in chiave moderna: i palazzi a forma di vele, l’Oceanário più grande d’Europa, il centro commerciale sui cui tetti passano costantemente getti d’acqua. Una teleferica permette di osservare l’intero quartiere dall’alto, incluso il Ponte Vasco da Gama, tra i più lunghi in Europa con i suoi 17 km.

Con la stessa metro si può raggiungere il Colombo, il centro commerciale più grande della penisola iberica (420 negozi).

Dopo circa un paio di ore, partiremo per la costa. Cascais e Sintra: la Costa della Saudade. Così è stato chiamato quel lembo di terra che sembra il naso del Portogallo nel suo profilo costiero. Elegante e decadente, per secoli rifugio di pirati, re e poeti. Sulle sue spiagge e nei suoi boschi hanno trovato ospitalità e regale accoglienza sovrani di mezza Europa, per lo più decaduti oppure in esilio. E così deve essere apparsa Cascais a Umbero II di Savoia che, costretto ad abdigare dopo solo un mese di regno a favore della nascente Repubblica Italiana nel 1946, la scelse come terra d’esilio (Residenza Punta Santa Marta, accanto al faro). Elegante e raffinata, in origine era un villaggio di pescatori di cui ancora conserva alcune caratteristiche come il mercato del pesce, le barche ancorate nella praia da Ribeira, il lungomare che sale fino alla Ciudadela, la fortezza militare. Di qui passa la pista ciclabile che arriva fino al Guincho, una delle più belle spiagge di questa costa. Poco lontano la Boca do Inferno, una voragine scavata dal mare nella roccia, spettacolare quando l’oceano è in tempesta. Alcuni chilometri più a nord c’è Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa. Situato su un promontorio a 144 mt sul mare, è il punto più suggestivo del Portogallo e forse dell’Europa, la finis terrae, il punto dove “finisce la terra e comincia il mare”, vale a dire che termina letteralmente l’Europa e comincia l’Oceano Atlantico. Ancora più avanti,  tra  i  fitti  boschi,  appare  un  incantevole  paesino:  siamo  a  Sintra,

Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e capitale del Romanticismo in Portogallo. Alzando lo sguardo, improvvisamente appare il Palácio da Pena. Fatto costruire intorno al 1850 dal principe Ferdinando di Coburgo Gotha, marito di Maria II di Portogallo, possiede un grande parco celebrato addirittura da Richard Strauss. Nella  parte  alta  della  cittadina  si  erge  il  Palácio Nacional de Sintra, un complesso di varie costruzioni con due enormi camini di forma conica, voluto nel XIV secolo da João I. Ad osservare il paesino, il Castelo dos Mouros, che si staglia alto sulla città fra le rocce e le querce della Sierra. Costruito nel VII secolo dagli Arabi, come dice il suo nome, oggi del castello non restano che le mura merlate lungo la collina. Chi arriva fin lassù è colpito infatti solo dal panorama: il centro urbano di Sintra ai suoi piedi, i paesini tutto intorno e l’infinito Oceano Atlantico all’orizzonte. Ai piedi del Castello, un intreccio di piazze e stradine dove si trova l’imperdibile pasticceria Piriquita con le sue squisite queijadinhas (tortine al formaggio) e il travesseiro (“cuscino” fatto di pasta sfoglia con crema di uova e mandorle).

Tra gli stranieri, gli Inglesi furono i primi a trovare in questo angolo d’Europa dal clima mite e dalla vita tranquilla un ideale buen retiro. Richard Strauss disse di Sintra: “E’ la cosa più bella mai vista! E lassù il castello del Santo Graal”; Mary Shelley rimase affascinata dalla seducente bellezza di Sintra; Lord Byron la definì nelle Literary Sintra “un glorioso Eden” (ancora oggi si può prenotare al Lawrence’s Hotel la stanza che lo ospitò nel 1809); Grace Kelly prenotava la stanza 212 dell’Hotel Fortaleza do Guincho a Cascais, da cui poteva ammirare la costa  fino  a  Cabo  da  Roca.  Lo  stesso  scrittore  portoghese  Eça  de Queiròz, le dedicò il celebre romanzo O Mistério  da Estrada de Sintra (1870).

 

Sabato 2 maggio

Mosteiro dos Jerónimos, Belém, Padrão dos Descobrimentos

2 maggio

Colazione in Hotel. Mattinata libera riservata alla visita di un museo oppure allo shopping al Corte Ingles. Qui, chi vorrà, potrà approfittare per vedere il bellissimo Parco Eduardo VII, lo spazio verde più ampio nel centro di Lisbona inaugurato da Eduardo VII di Inghilterra nel 1903, che si trova proprio accanto al centro commerciale. Alle ore 15.00 partenza con bus e incontro con la guida per visitare il quartiere di Belém. Entreremo  nel  magnifico  Mosteiro  dos  Jerónimos;  vedremo  la famosissima Torre de Belém e il Padrão dos Descobrimentos, tributo agli esploratori lusitani, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Sosta nella storica pasticceria Antigua Confeitaria de Belém.

Verso le 15.00 raggiungeremo in pullman il quartiere di Belém. Situato sulle sponde  del  Tago  nella  periferia  di  Lisbona, si  contraddistingue  per  lo  stile architettonico delle sue strutture, il gotico iperdecorato che prende il nome di Manuelino. La sua storia è strettamente legata alle scoperte marittime: di qui le navi portoghesi partivano in cerca di ricchezze e nuove terre da conquistare. Ricco di giardini, splendidi edifici e diversi musei d’importanza nazionale, Belém è una tappa fondamentale perché ospita i due monumenti più importanti della città, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità: il magnifico Mosteiro dos Jerónimos e la famosissima Torre de Belém. Il Mosteiro dos Jerónimos, donato ai monaci dell’Ordine di San Girolamo da cui prende il nome, fu fatto edificare dal Re Manuel I nel 1502 per celebrare il ritorno di Vasco de Gama dopo aver scoperto la rotta per l’India. La leggenda narra che venne costruito dove prima esisteva la chiesetta di Ermida do Restelo, nella quale Vasco de Gama ed il suo equipaggio trascorsero in preghiera la notte precedente la partenza del viaggio. Tre navate, separate da pilastri con sculture e con ampie volte gotiche, nascondono capolavori come la sacrestia, i pulpiti e numerose tombe e cappelle, tra cui quella del celebre Vasco de Gama, del poeta navigatore Luís de Camões e del noto scrittore Fernando Pessoa.  In  un  annesso  costruito  nel  1850  si  trovano  invece  il Museo de Arqueología e il Museo della Marina. La passeggiata continua verso il fiume fino alla Torre di Belém, altro capolavoro dell’arte manuelina, e simbolo inconfondibile di Lisbona. Faro e fortezza, icona dell’epoca delle grandi scoperte, quando venne costruita tra gli anni 1515 e 1521, sempre su ordine di Re Manuel I, le fondamenta si trovavano nella foce del fiume Tago ma dopo il terremoto del 1755, che spostò il letto  del  fiume,  la  torre  è  emersa  dalle  acque  ed  oggi  è  solo  parzialmente insabbiata. Decorata  con  merli,  torricelle  e  balconcini, ha un  aspetto orientaleggiante di grande effetto. Al tramonto è sicuramente uno spettacolo da non perdere! Oltre che per la Torre e per il Monastero, il quartiere di Belém è noto anche per il Padrão dos Descobrimentos, tributo agli esploratori lusitani eretto nel 1960 a ricordo delle grandi scoperte (rappresenta la prua di una nave rivolta all’Oceano in nome del coraggio esplorativo). Il monumento venne iniziato sotto il regime di Salazar. La prima versione, edificata nel 1940 per l’esposizione universale Exposição do Mundo Português, venne demolita nel 1958 in quanto costruita con materiali scadenti, pericoloso per le persone che lo visitavano. Sull’attuale opera, una caravella realizzata in pietra bianca, è visibile lo scudo portoghese su entrambi i lati e la spada della Dinastia di Aviz sulla porta d’ingresso. Sulla sua prua è rappresentato Enrico il Navigatore con una caravella in mano e dietro di lui, in due file discendenti, sono raffigurati gli eroi portoghesi che parteciparono alle scoperte (tra cui Camões con un esemplare del suo capolavoro Os Lusiadas). A nord del monumento, una rosa dei venti di 50 metri di diametro, costruita nel 1960 in Sudafrica, contiene al centro le rotte scoperte dai navigatori portoghesi del XV e XVI secolo. All’interno della costruzione, un ascensore porta a metà altezza ed una scala conduce alla sommità. Ancora, il quariere accoglie il Museu dos Coches (Museo delle Carrozze), il CCB (Centro Cultural Belém) e la Galeria Berardo (Museo di Arte Moderna).

Prima di lasciare Belém, bisogna proprio fare un salto alla famosa Antigua Confeitaria de Belém, situata a pochi metri dal Mosteiro dos Jerónimos. È una pasticceria storica, nota in tutto il Portogallo per avere inventato la ricetta  (oramai  centenaria)  dei pastéis  de  nata,  altrimenti  chiamati Pastéis de Belém. Si tratta di canestrelli di pasta sfoglia riempiti di crema cotta al forno dal sapore unico. La pasticceria ne sforna in continuazione ed è quindi sempre possibile gustarli tiepidi, in più il locale è rimasto immutato nel tempo e conserva moltissimi azulejos da osservare comodamente seduti al tavolino di una delle tante sale interne.

 

Domenica 3 maggio

Rientro

Prima colazione lunch box e partenza per l’aeroporto. Un pullman ci aspetterà per il trasferimento alle ore 04.30.

 

…atè à proxima!

 

I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo è ciò che siamo (F. Pessoa)

 

Grazie a Tutti per aver condiviso con me questo viaggio. Spero di aver trasmesso il valore di questa città, a me tanto cara, che come un abito si ritaglia addosso a chiunque la visiti. Non occorre essere interessato all’arte o alla storia per ammirare Lisbona, ognuno può apprezzare una sfumatura di questa città, dai colori degli edifici alla saudade che si respira, dalla cucina alla vita tranquilla.

Ad ogni modo, bisogna sempre tenere conto della situazione evolutiva di questo Paese, dagli anni euforici cinquecenteschi agli anni disforici del modernismo, delle difficoltà che hanno segnato questo angolo di Europa dove la vita si conserva ancora nella sua calma per stare al passo con i tempi.

Francesca De Ritis